giovedì 11 agosto 2011

modena comincia a modena est

-inizio-

é il pomeriggio del 5 agosto, ritorno a Modena dopo un viaggio in Sardegna, che occupa ancora i sensi e la memoria a breve termine; sono in macchina con Silvia, e stiamo cercando la sua cinquecento verde, un tentativo velleitario di strapparla all'amara consapevolezza che sì cazzo, è stata proprio rubata. Non so bene spinto da quali ragionamenti capitiamo a modena est. Me ne ero dimenticato, forse è la frase che ricorre più spesso su questo angolo di Modena, isolato in parte dal verde di viale Divisione Acqui, che ne segna uno stacco, un solco, che le dà un senso di angolino, periferia al quadrato, visto che comunque non è una zona di grandissimo passaggio, come potrebbe essere la Madonnina. Di queste vie ricordo la gru di un acciaeria, che si intravede dal portone di un capannone sempre aperto, arruginita e infernale; il piccolo campo nomadi che sorge nel mezzo di un ordinato campo di granturco proprio vicino al Panaro; la polisportiva modena est che rimanda anche nelle tombole degli anziani polverosamente al culto della personalità; qui non regna l' ottimismo ottuso del centro, il quieto vivere del parco Amendola, l'oscurità pulsante della Sacca; invece domina un senso di disinteresse per questo quartiere, creando un vuoto dove si possono vedere gli attriti profondi di Modena, nel suo avere tante realtè giustapposte l'una all' altra; piccole industrie affianco a pochi campi coltivati, il lungo panaro, il parcheggio del palazzetto dello sport; ricordano il rapporto difficile di Modena con la sua identità e origine contadina, il territorio che si intuisce selvaggio solo in qualche angolo fangoso di lungo Panaro, gli immigrati davanti alla questura che sembrano le uniche presenze a popolare il quartiere in uno stato di nebbia perenne anche nelle giornate limpide. Sì se dovessi cominciare a raccontare Modena inizierei da Modena est

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