giovedì 25 agosto 2011

modena comincia a modena est /7

-ai confini-

Mio nonno sta morendo. Mia sorella è tornata a casa comprimendo in maniera feroce il mio spazio vitale in casa. Fuggo, ma questa volta ho bisogno di andare lontano, fuggo, ai confini di questa provincia, che ormai riconosco estensione del mio appartamento. Fuggo, a guidare sono rabbioso, fuggo, che ancora una volta mi sono fatto ferire, fuggo, che devo aprire quella coltre nera che si è impossessata di casa mia, fuggo, per salvare quello che di bello c'è stato in questo mese d'intimità con mia madre, fuggo, per salvare un pensiero per mio nonno, fuggo, che i demoni che mi abitano oggi hanno volto di mostro, fuggo. Meta Fanano, uno degli ultimi paesi dell' Appennino, ai piedi del Cimone, nel mentre mi fermo a bere un thè freddo in un osteria a Marano sul Panaro, dove mi riesco sempre a mettere in ordine i pensieri, lo sguardo dell' oste mi fa capire che per salvarmi, in questo viaggio, ho bisogno di portarli con me: mia madre, mio nonno, persino mia sorella, che se la provincia è la mia casa, ho bisogno di aprirla arrivando ai suoi confini, guardare oltre il crinale, di salutare mio nonno da lassù. Arrivo a Fanano, la sua aria di paese turistico non fa per me oggi, proseguo per Fellicarolo, le macchine diminuiscono, trovo una fontana, l' acqua di montagna mi ritempra, supero Fellicarolo, e punto al libro aperto, la strada si fa sterrata, faccio 100m poi decido che è troppo per la mia Ninetta, che una moto bisogna starci dietro, la parcheggio chiedendole di non cadere da ferma, e non tradirmi, oggi. Arrivo ai Taburri e decido di salire per il monte Lancino, bevo alla fontana che c'è all'imbocco del sentiero e parto, sono le 12:30, non ho borracce con me, nè da mangiare. Prima il bosco: ancora vomito rabbia indefinita, mangio i passi, cerco riparo nell' ombra del bosco, lamponi selvatici, e inizio a vedere il verde, fragole selvatiche, le gambe iniziano a cedere e lo sguardo è più alto, poi sento smuoversi qualcosa attorno al diaframma a sinistra, "..il padre è solo un uomo e gli uomini son tanti, scegline uno seguilo e impara... tarararan tarararan ", qualcosa cade e io mi trovo a versar qualche lacrima; mi sono sempre vergognato di esser così vulnerabile a "io sono francesco" di Tricarico. Si continua e l' ombra dell' ultimo pezzo di foresta mi massaggia la schiena; non c'è più rabbia in me, e Lei, la foresta, mi lascia all' ultimo pezzo di camminata per arrivare al crinale, qui ho paura: che sia stato troppo facile, di non aver risolto niente. Arrivo su. Guardo verso la Toscana. Sento mio nonno presente, e allora apro la Divina Commedia e leggo ad alta voce:

"S'io avessi, lettor, più lungo spazio
da scrivere,io pur cantere' in parte
lo dolce ber che mai non m'avria sazio:
ma perchè piene son tutte le carte
ordite a questa cantica seconda,
non mi mlascia più ir lo fren dell'arte.
Io ritornai dalla santissim'onda
rifatto sì come piantine novelle
rinovellate di novella fronda,
puro e disposto a salire alle stelle."


Son tornato chiedendo alle montagne di proteggermi, ho fatto il bagno nel gelido di un fiume. Mio nonno è morto stamattina, mi ha svegliato inutilmente con un certo suo godimento mia sorella, aspetto la sera per cenare con mia madre.

per il mio ridicolo:

http://www.youtube.com/watch?v=kee3lUPiWpk

lunedì 22 agosto 2011

modena comincia a modena est /6

-Invocazione breve-

Modena anche da bere
Lambrusco nelle vene

Modena rinchiusa
grugni e bocca chiusa

Modena paludosa
inverno nelle ossa

Modena dialettale
bestemmie da non scordare

Modena siderale
cielo che non riesco ad arrivare

venerdì 19 agosto 2011

modena comincia a modena est /5bis

-Cristo s'è fermato a Monte Gibbio-

Stamattina avevo voglia di scappare. Prendo la moto in direzione Sassuolo, no per lo stradone, mi faccio la Giardini, con un pò di masochismo, e penso che forse dovrei parlare della Modena industriale, visto che mi sto avvicinando al suo cuore nero: Sassuolo. Potrei parlare del boom della ceramica negli anni 70, che ha reso ricca e ottusa questa città, potrei parlarvi di mio padre che da quarant'anni lavora a Sassuolo, e la sua fede nel mondo industriale, specie in quel mondo industriale; potrei parlarvi dei miei amici che da lì vengono, e che non te ne riescono a parlare; dell' Oasis, discoteca rock-metal-alternativa che ha visto le nostre prime sbronze, scura come la nostra voglia di ombra in quegli anni; infine potrei parlarvi dell' urbanistica folle di Sassuolo; e invece avvolto in questa nebbia di pensieri, nel deserto di una mattina torrida d' Agosto, imbocco la strada per Prignano, e all'altezza di San Michele sento i massi dei miei pensieri rotolare a terra, e subito a me la meraviglia della prima collina, che qui più che in altri posti, si nota benissimo nel suo staccare netto in pochissimi metri da quello che l'ha preceduta; diciamo così da Sassuolo a Vignola (esclusa però) possiamo tracciare una linea immaginaria di pedecollinare, (Fiorano, Spezzano, Maranello...) che rappresenta forse la zona più industrializzata della provincia di Modena, ma anche un confine, una barriera di là dalla quale inizia l'Appennino; e di qui appunto il mio viaggio di oggi cambia forma ed umore, e dopo un viaggiare indefinito per Prignano, poi Pavullo, mi ritrovo a inzuppare la mia testa di pensieri secchi nel Panaro, quasi battesimo snaturale, come snaturale riconciliazione con la mia fame di terra. E io mi immagino questo Cristo che vorrebbe battezzare la pianura e arrivato Monte Gibbio, quando butta lo sguardo verso le ceramiche Sassolesi, si volta e torna indietro a parlare col matto dell'osteria di Moncerrato.

martedì 16 agosto 2011

modena comincia a modena est /4

-Menta di Vaciglio-

La moto mi culla, che poi come faccia è difficile capirlo, visto che scalpita alla prima apertura di gas; mi era mancata in una giornata in cui la sua batteria era dal meccanico; con lei mi ritorna la voglia di andar per campi, che ormai è diventato il mio sport preferito; ho persino trovato a Vaciglio della menta selvatica, buona anche, mia madre non ci credeva, e mi pigliava anche per il culo, e mi sa che la storia della menta di Vaciglio ritornerà quando mi mia madre vorrà sfottere le mie velleità da easy rider; bisognerebbe però ricordarle che lei l'ha mangiato di gusto il sugo insaporito dalla menta di Vaciglio, vabè mi sa che me lo merito, anche perchè come easy rider ancora sono piuttosto naif. Questo per dire che di sorprese se ne trovano, come ad esempio le vacche libere lungo il Panaro dalle parti del ponte del casello di Modena Sud, ce n' erano ben due l'altro giorno, quando facevo il mio primo giro importante con Ninetta, così ho battezzato la moto di mio padre; mi sembrava di essere talmente lontano da via Nardi 14(dove abito al limite del centro di Modena )che quando mi ha chiamato Marzia la mia datrice di lavoro le ho detto che ero a Bologna; comunque pensavo che una vacca libera di bagnarsi nel fiume è la cosa che più fa a pugni con l'allevamento in pianura padana, dove di pascoli non ne ho mai visti.

lunedì 15 agosto 2011

modena comincia a modena est /3

-intermezzo- (in onor di Giorgio Caproni)

modena campi e orti
lavi tutti i tuoi torti

modena dimenticata
a lungo da me implorata

modena silenziosa
sottovoce però astiosa

modena di periferia
deserto lungo la via

modena oscura
antiche mura di paura

modena il lungofiume
per quando perdo il lume

modena la sacca
e non ci capisco un acca

modena cialtrona
farsa che m'imprigiona

modena da ballare
di più ti vorrei trovare

modena umido sole
parchi e spelacchiate aiuole

sabato 13 agosto 2011

modena comincia a modena est /2

-giardino zen di campagna-

Ieri pomeriggio ho preso la bici. Volevo andare a vedere la zona dopo la rotonda della via Emilia con la tangenziale, vedere i limiti della campagna nella zona industriale. Invece ho sterzato per l' abbozzo di pista ciclabile che porta verso via vignolese, ben misera come sirena direi per farmi desistere dal mio progetto iniziale, ma tant'è. Arrivato in via vignolese intravedo dall' altr parte della strada quello che mi pare un giardino, e ora ben più seducente attrattiva, arrivo e scopro un campo di grano in miniatura circondato da castagni e more selvatiche, un giardino di campagna sul limite della città, balle di fieno, e un silenzio zen fatto dal traffico della tangenziale attutito dagli alberi. Mi chiedo a quale speculazione edilizia sia scampato, a quale piano regolatore, forse è di un privato che non lo vuole vendere; ma la sua intrinseca follia, contravviene ad ogni buon senso economico, e d' interesse pubblico, lo rende assai più orgoglioso di qualsiasi parco di Modena. Ma forse la sensazione più bella è la protezione data dai castagni, contro il Rumore della città, che lo rende uno spazio quasi di raccoglimento, anche se in fondo, è solo un campo di grano sfigato.


View giardino di campagna in a larger map

giovedì 11 agosto 2011

modena comincia a modena est

-inizio-

é il pomeriggio del 5 agosto, ritorno a Modena dopo un viaggio in Sardegna, che occupa ancora i sensi e la memoria a breve termine; sono in macchina con Silvia, e stiamo cercando la sua cinquecento verde, un tentativo velleitario di strapparla all'amara consapevolezza che sì cazzo, è stata proprio rubata. Non so bene spinto da quali ragionamenti capitiamo a modena est. Me ne ero dimenticato, forse è la frase che ricorre più spesso su questo angolo di Modena, isolato in parte dal verde di viale Divisione Acqui, che ne segna uno stacco, un solco, che le dà un senso di angolino, periferia al quadrato, visto che comunque non è una zona di grandissimo passaggio, come potrebbe essere la Madonnina. Di queste vie ricordo la gru di un acciaeria, che si intravede dal portone di un capannone sempre aperto, arruginita e infernale; il piccolo campo nomadi che sorge nel mezzo di un ordinato campo di granturco proprio vicino al Panaro; la polisportiva modena est che rimanda anche nelle tombole degli anziani polverosamente al culto della personalità; qui non regna l' ottimismo ottuso del centro, il quieto vivere del parco Amendola, l'oscurità pulsante della Sacca; invece domina un senso di disinteresse per questo quartiere, creando un vuoto dove si possono vedere gli attriti profondi di Modena, nel suo avere tante realtè giustapposte l'una all' altra; piccole industrie affianco a pochi campi coltivati, il lungo panaro, il parcheggio del palazzetto dello sport; ricordano il rapporto difficile di Modena con la sua identità e origine contadina, il territorio che si intuisce selvaggio solo in qualche angolo fangoso di lungo Panaro, gli immigrati davanti alla questura che sembrano le uniche presenze a popolare il quartiere in uno stato di nebbia perenne anche nelle giornate limpide. Sì se dovessi cominciare a raccontare Modena inizierei da Modena est