venerdì 19 agosto 2011

modena comincia a modena est /5bis

-Cristo s'è fermato a Monte Gibbio-

Stamattina avevo voglia di scappare. Prendo la moto in direzione Sassuolo, no per lo stradone, mi faccio la Giardini, con un pò di masochismo, e penso che forse dovrei parlare della Modena industriale, visto che mi sto avvicinando al suo cuore nero: Sassuolo. Potrei parlare del boom della ceramica negli anni 70, che ha reso ricca e ottusa questa città, potrei parlarvi di mio padre che da quarant'anni lavora a Sassuolo, e la sua fede nel mondo industriale, specie in quel mondo industriale; potrei parlarvi dei miei amici che da lì vengono, e che non te ne riescono a parlare; dell' Oasis, discoteca rock-metal-alternativa che ha visto le nostre prime sbronze, scura come la nostra voglia di ombra in quegli anni; infine potrei parlarvi dell' urbanistica folle di Sassuolo; e invece avvolto in questa nebbia di pensieri, nel deserto di una mattina torrida d' Agosto, imbocco la strada per Prignano, e all'altezza di San Michele sento i massi dei miei pensieri rotolare a terra, e subito a me la meraviglia della prima collina, che qui più che in altri posti, si nota benissimo nel suo staccare netto in pochissimi metri da quello che l'ha preceduta; diciamo così da Sassuolo a Vignola (esclusa però) possiamo tracciare una linea immaginaria di pedecollinare, (Fiorano, Spezzano, Maranello...) che rappresenta forse la zona più industrializzata della provincia di Modena, ma anche un confine, una barriera di là dalla quale inizia l'Appennino; e di qui appunto il mio viaggio di oggi cambia forma ed umore, e dopo un viaggiare indefinito per Prignano, poi Pavullo, mi ritrovo a inzuppare la mia testa di pensieri secchi nel Panaro, quasi battesimo snaturale, come snaturale riconciliazione con la mia fame di terra. E io mi immagino questo Cristo che vorrebbe battezzare la pianura e arrivato Monte Gibbio, quando butta lo sguardo verso le ceramiche Sassolesi, si volta e torna indietro a parlare col matto dell'osteria di Moncerrato.

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