giovedì 10 novembre 2011

educazione spirituale per giovani cuochi /3

-la solitudine del cuoco-

Sì, lavorare in cucina dovrebbe essere un lavorare di gruppo, e in parte è vero; quando succede senti la sinfonia di tutta la cucina che batte un tempo sostenuto, un andante, si può anche scherzare nei momenti più difficili. Ma non è facile perdersi nella sinfonia collettiva. Ognuno ha un compito, in qualsiasi ristorante, che è principalmente una sfida con sè stessi. Penso che solitudine la senti quando ti sembra di non riuscire a raschiare un pò di energia, e devi contare solamente sul tuo corpo; solitudine quando in un gruppo non sei ancora integrato o sei stato rifiutato, solitudine quando devi combattere contro il tuo capo. Ma da un certo punto di vista questa solitudine è anche liberatoria, ti rende a te stesso, al lavoro che devi fare, senza troppe mediazioni, sei lì e non c'è altra strada se non allacciare l'ultimo bottone della divisa, affilare i coltelli, e aspettare le orde mongole, barbare come la Fame che ti sembra impersonifichino, e arriveranno tutte insieme, e ti pare possano mangiare anche te se non lavori bene, guardare quel minuto di silenzio prima di un servizio dove il ristorante è pieno e aspettare, a braccia aperte.

http://www.youtube.com/watch?v=Ofuq7Y5Xddc&feature=related

Nessun commento:

Posta un commento